La mia filosofia in cucina si è metabolizzata e modificata con le occasioni che la vita lavorativa mi ha offerto. Il mio approdo è una cucina di rivisitazione della tradizione gastronomica italiana che miscela l’inventiva estetica, anche influenzata dal minimalismo della nuova cucina danese, con una rivitalizzazione della tradizione gastronomica italiana.
Rivisitazione è la capacità di sublimare le esperienze della tradizione e le tecniche innovative, nello spazio di un piatto. Conciliare i due aspetti declinando correlazioni possibili, risolvendole in assetti sempre diversi e variabili.
Preferisco l’accostamento, il contrasto simultaneo di colori, profumi e sapori per sottolineare il vero “carattere” della preparazione, soddisfacendo un equilibrio di volumi, consistenze e colori.
Il cuoco è un “manipolatore” la cui abilità sta nella capacità di conciliare la natura della materia e il processo di trasformazione cui sottopone il prodotto alimentare. La reinterpretazione di un piatto nella tradizione gastronomica deve valorizzare l’ingrediente.
Nei miei piatti vorrei che l’ospite trovasse il gusto autentico di ciò che ritengo buono, sperimentando la mia professionalità, la mia personalità, la mia esperienza e la mia arte, “degustandone” la mia passione.
Rivisitare non significa stravolgere, la mia è una cucina che si rinnova traendo le basi dalla tradizione.
Io interpreto la cucina tradizionale e cerco di tradurre la ricetta innovandola puntando a raggiungere un risultato di qualità anche nel più semplice dei piatti.
Ritengo che ricchezza ed eleganza di una preparazione stiano nella sua semplicità.